Macine nel fiume Paglia
La Svolta : des meules dans la rivière - macine nel fiume Paglia
Ecco il poster realizzato dall'equipe ArcheStudio per il convegno di molinologia di Almerìa (Spagna 5-8 Marzo 2014). Rende conto della scoperta di 28 macine nel fiume Paglia all'estate 2012 durante lavori per un ponte e una nuova strada. Negli anni '90 erano già rinvenute due metae, più a avalle, alla confluenza tra Chiani e Paglia (vedi mappa). le immagini si possono ingrandire cliccando su di esse ed anche visionare in diaparoma passando da l'una all'altra con le freccine che appaiono portando il puntatore vicino al lato destro e sinistro
Voici le poster réalisé par l'équipe archeoStudio à l'occasion du congrès de molinologie d'Almerìa (Espagne 5-8 Mars 2014). Il rend compte de la découverte de 28 meules dans l'eau et les graves du Paglia au cours de l'été 2012 lors de travaux de création d'une nouvelle route et d'un pont. Deux premières metae avaient déjà été trouvées dans les années '90 un peu plus à l'aval, à la confluence du Chiani et du Paglia (cf. carte).
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L'equipe di ArcheoStudio che, sotto la responsabilità del Prof. Claudio BIZZARRI, ha realizzato lo scavo ed il rapporto depositato nella Soprintendenza Archeologica dell'Umbria, era composta dagli archeologi
- Simone MORETTI GIANI
- Andrea PONZI
- Rosanna OVIDI
- Alessandro TRAPASSI
Distribuzione dei rinvenimenti a secondo della loro categoria : IMPASTATRICI / METAE / CATILLI (rielaborazione mappa A. CH). La stella indica le macine con una scritta incisa (studio condotto dal Prof. A. BUONOPANE nell'equipe ORViAMM e presentato al congresso di Almerìa).
Distribution spatiale des découvertes de La Svolta en fonction de la catégorie de meules : CUVES à PETRIN / METAE / CATILLI (carte A. CH d'apr. Ponzi et al. poster 2014). L'étoile indique les meules pourvue d'une inscription (étude conduite par le prof. A. BUONOPANE de l'equipe ORViAMM et présentée au congrès d'Almerìa en mars 2014).
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Il rinvenimento di numerose macine alla Svolta solleva interrogazioni tra cui le seguenti :
1- La dispersione dei rinvenimenti su più centine di metri sarà probabilmente dovuta alla corrente del Paglia. Tale dispersione congiunta ad un'esplorazione ancora solo parziale dello spazio rende probabile l'esistenza nei sedimenti del letto del Paglia di altre macine. La lettura che oggi si può fare della mappa rinvenimenti richiede dunque grande cautela. Tuttavia alcuni punti possono essere notati che portano ad interessanti piste per ulteriori eventuali inchieste.
2- La scoperta è certo avvenuta nel alveo attuale del Paglia, tuttavia non vuol dire che le macine erano all'origine nel letto del fiume se si tiene conto delle ampie variazioni del corso d'acqua solo in tempi recenti (vedere lavori ed immagini del prof. Cencetti), si figuri da 2.000 anni. Attualmente non si sa dove erano le sponde romane o medievali del Paglia -ed è compito della parte geomorfologica dell'ORViAMM stabilirlo. Le macine potevano dunque essere parti di sistemazioni disposte a terra e riguardanti una sponda o un'isola di ghiaia che serviva da piattaforma ad esempio per attraversare il Paglia.
3- Non è per niente sicuro che le macine siano pertinenti ad un unico complesso : se sono state ri-utilizzate per costruire dispositivi sulle sponde o le isole instabili del fiume (rinforzo di isole, realizzazione di piattaforme portuali, basamento di strada ecc.) essi potevano essere presenti in vari punti.
4- Per niente certo anche il fatto che le macine siano pertinenti ad un'opera dell'epoca romana. Dato ad esempio una certa diversità cronologica (tutta però da studiare), l'associazione di macine rifinite con bozze o quella tra marchi d'età imperiale ed altri forse più vecchi (ad es. IVL) solleva la possibilità di un riuso (ad esempio tardo-antico o medievale o anche moderno) di blocchi pesanti (in media dai 700 kili a 1,2 tonnellata) presi da scarichi o da un luogo preesistente (possibilmente romano) di concentrazione, a fine di realizzare un'opera legata al fiume (passaggio, strada, arroccamento della sponda ecc.).
5- I medesimi fatti, come anche l'asimmetria tra metae e catilli (vedi punto 6), portano ad escludere l'ipotesi di una concentrazione che corrisponda al carico di una zattera o di una nave romana carica di macine pronte e in via d'intraprendere la sua discesa fluviale sul Paglia verso Pagliano e il Tevere.
6- Allo stato attuale dei dati bisogna costatare l'assoluta preponderanza delle metae (macina fissa inferiore sulla quale ruotava il catillus). Tenendo conto del rapporto strettamente paritario (50% metae e 50% catilli) nella popolazione originaria (rapporto che si verifica ancora oggi nel corpus di macine del genere osservato ad Orvieto). Questo indica l'esistenza di una scelta a favore delle metae tra i materiali disponibili : la ragione potrebbe essere non il loro peso (uguale a quello del catillus corrispondente) ma la loro configurazione fusiforme e la loro forma con estremità di tipo maschio e femmina (convessa / concave). Questi parametri hanno forse giocato un ruolo rapporto al flusso dell'acqua o alla possibilità di bloccare le macine tra di loro, ingaggiando teste a punta nelle basi incavate (tecnica conosciuta dai romani con anfore e ampiamente usata nei trattamenti di suoli umidi o instabili).
7- Si nota come la concentrazione di rinvenimenti a Nord risulti fatta da macine strette le une contro le altre come a formare un fondamento (sbarramento? fondo stradale ? piattaforma portuale? bloccaggio di massicciata per pila di ponte in legno ?...). È ipotizzabile che la situazione nei sedimenti del attuale Paglia, in una zona convessa piuttosto riparata dagli attacchi dei correnti, possa spiegare la buona conservazione della concentrazione. Essa rinvia forse ad una situazione di maggior organizzazione delle macine che potrebbe aver caratterizzato un'area più ampia, ulteriormente dislocata dalle variazioni del fiume e di cui la dispersione ad oggi conservata rinvia un'immagine degradata, tafonomica, di dislocazione progressiva nel corso dei secoli.
Data ultimo aggiornamento: 05/07/2021